Biancaneve e i Sette Nani

Eolo, Pisolo, Brontolo, Cucciolo, Dotto, Mammolo e Gongolo:
questi sono i nomi dei Nani, presso i quali rimase a vivere Biancaneve.
 
“Et-cì!…” starnutì Eolo, mentre cercava di richiamare

l’attenzione di Biancaneve tirandola per il vestito, mentre

lei stava sistemando le faccende di casa. “Che c’è, Eolo?”

domandò lei, volgendosi a lui. “Et-cì…Et-cì! - continuò il

nano, scuotendo il capo con una certa tristezza – Ecco,

vedi? Et-cì! Non riesco mai a esprimermi bene come vorrei…

et-cì!…sono costretto sempre a …et-cì…interrompermi,

o a interrompere gli altri…et-cì!”. “Non devi

abbatterti per questo – lo incoraggiò Biancaneve – guarda

anche il lato positivo”. Il nano alzò lo sguardo verso di lei

con una certa meraviglia. “Considera che il tuo starnuto è

anche un richiamo: a te stesso, per predisporti a dire le

cose in modo convinto, senza tanti fronzoli, ma puntando

all’essenziale… E agli altri che, richiamati dal tuo starnuto,

sono nella condizione di disporsi ad ascoltarti e a considerarti”

disse Biancaneve; poi si volse per continuare le

faccende. Eolo aveva gli occhi che brillavano: quelle parole

gli avevano aperto uno spiraglio di nuove possibilità

mai prima di allora considerate. Starnutì di nuovo, mentre

lei, senza volgersi al nano, continuò: “Dipende però da te

rendere positivo il tuo starnuto, perché non rimanga solo

un difetto e un disturbo. Devi essere tu a renderlo un

richiamo, perché in se stesso, il tuo starnutire, non è né

bene, né male: è semplicemente uno starnuto! Dipende

quindi da come lo vivi tu e, soprattutto, da cosa farai dopo

aver starnutito”. Eolo si atteggiò con fare pensoso e rimase

in silenzio. Biancaneve allora si volse verso di lui:

“Renditi conto che il tuo starnuto può essere, se lo vuoi tu,

un’occasione di richiamo, per te e per gli altri, per porre

attenzione a ciò che è utile e valido. Valorizza il tuo starnuto,

Eolo! E vedrai che questa possibilità diventerà una

realtà”. Eolo stava per rispondere, ma un forte starnuto lo

sorprese: “Ett-cìì!”; il nano rimase un istante a pensare,

poi si volse a Biancaneve e le sorrise. “Bravo…ecco, così

devi fare!” approvò lei, riprendendo le faccende.

Pisolo si era addormentato, col mento appoggiato al

tavolino, e scivolava, piano piano, verso il basso, finchè…

un tonfo e si risvegliò sul pavimento. Biancaneve

rivolse a lui uno sguardo comprensivo: “Sta’ attento,

Pisolo. Non lasciare che il tuo cuore si addormenti. Se non

sei sveglio, non riuscirai a cogliere le cose belle che ci

sono dentro e attorno a te. Guarda dentro di te: c’è una

enorme carica esplosiva”. Il nano drizzò la testa, osservando

Biancaneve con un po’ di timore e con gli occhi pieni

di apprensione. “Una carica esplosiva di bene – lo tranquillizzò

lei – non avere paura!”. Pisolo si era allora riaccomodato

per terra, adagiando la testa sul braccio. “Il fatto

è – continuò Biancaneve osservandolo – che tu, addormentandoti

così spesso, non ti accorgi di questa enorme

capacità. Ti sei addormentato su questa realtà meravigliosa,

e rischi ora di soffocarla… Ti piacciono le caramelle?”.

Il nano si drizzò mostrandosi alquanto interessato. “Beh,

ora rifletti – proseguì lei – e considera che tutte le cose che

avvengono attorno a te sono le caramelle della vita. Ma se

tu stai dormendo, non le gusterai di certo. Da sveglio,

invece, le puoi cogliere e gustare fino in fondo. E sai dove

si trova la caramella più buona e più dolce di tutte?”.

Pisolo si guardò attorno, come per cercarla;

Biancaneve allora lo additò: “E’ il tuo cuore; sei tu.

Svegliati e gustala. Allora saprai veramente gustare anche

tutte quante le altre”.

Brontolo, quella sera, era più scontroso del solito verso

gli altri nani e, rivolgendosi ora all’uno, ora all’altro, mormorava

verso tutti parole indistinte, ma dal tono severo e

adirato; finchè si trovò di fronte Biancaneve. Il nano allora

tacque, e guardò per terra; lei lo fissò per un istante, poi

gli disse: “Continua a brontolare”. Brontolo alzò lo sguardo

con stupore. “Sì, continua a brontolare: contro te stesso,

ora, perché non dai quello che sei, ma ti nascondi sempre

dietro le accuse che fai a tutti, perché non sono come

tu vuoi che siano… E quando lo potrebbe essere?”.

Biancaneve si chinò verso di lui e proseguì, con tono sereno:

“Brontola di più con te stesso, e scoprirai come le realtà

cambiano in meglio… anche tu! Brontolando con te

stesso, scompariranno le cose che non vanno in te e diventerai

migliore, aiutando così anche gli altri a migliorare”.

Il nano cercò di inalberarsi di fronte a Biancaneve,

mostrandosi enormemente seccato. Ma il sorriso di lei

prevalse, a poco a poco, e Brontolo, per non mostrare di

fronte a tutti che stava riconoscendo la verità, scappò fuori

e si sedette là, nel bosco, a pensare, mentre gli altri nani

stavano ad osservarlo dalla finestra.

Cucciolo voleva sempre giocare.

Mentre gli altri stavano adempiendo i loro impegni, lui

correva qua e là. Ma non riusciva ad essere sereno, quel

giorno. Non provava gioia in quello che faceva. Si recò da

Biancaneve e gli espose il fatto della sua scontentezza.

“Cucciolo, tu giochi, e molto. Ma lo fai solo per te stesso,

è un gioco che ti isola da tutti. Prova invece a giocare con

loro. Anzi, insegna agli altri a giocare! Tu puoi insegnare

loro a farlo; se però prima tu lo farai giocando non anzitutto

per te stesso, ma per loro! Tu puoi portare tanta serenità

a te stesso e agli altri nani; ma per ora, il tuo gioco

rimane soltanto uno sfogo per te, e nulla più. Giocando

bene, puoi aiutare te stesso e gli altri a vivere più gioiosamente,

a non evadere dalla vita, ma ad affrontarla con

serenità. Prova!”. Cucciolo si guardò in giro, poi corse dai

suoi amici, per invitarli al suo nuovo gioco.

Dotto, quella sera, avrebbe voluto spiegare… Ma nessuno

dei nani era attento: uno dormiva, l’altro giocava,

l’altro si era recato in cucina,… Solo Biancaneve pareva

interessata; si rivolse a lei, un po’ seccato: “Perché questi

ignoranti non mi ascoltano?”. “Per insegnare, caro Dotto,

bisogna prima imparare ad imparare. Quando comincerai

ad imparare, potrai allora essere in grado di insegnare…e

ti ascolteranno” disse Biancaneve con un tono quasi di

indovinello. “Ma io sono pronto!” affermò Dotto con

estrema sicurezza. “Tu vuoi soltanto insegnare, Dotto, e

così cerchi di condizionare gli altri con le tue idee, e rechi

loro solo del danno. Prova invece a insegnare imparando,

mettendo in forse il tuo sapere, non considerandolo mai la

risposta sicura e già fatta; confronta attorno. Ma per far

questo insegna a te stesso a essere te stesso. Conosci te

stesso. Questa è la tua grande possibilità, che ti potrà rendere

sapiente e veramente dotto, non per quello che dici,

ma anzitutto per quello che sei”. Dotto tacque per un po’;

poi prese il libro delle nozioni, dal quale stava traendo il

suggerimento per la relazione da fare quella sera agli altri

nani, lo chiuse, e si recò di là, seduto sul suo lettino, ripensando

alle parole che Biancaneve gli aveva detto.

Mammolo corse piangente da Biancaneve. Gli altri gli

avevano teso uno scherzo e lui, come al solito, ci era

cascato; e ora, piangente, cercava da lei una ennesima

consolazione. Ma Biancaneve questa volta lo fissò con lo

sguardo severo: “E’ ora che tu la smetta di credere ciecamente

a tutto quello che dicono attorno a te.

Comincia a sentire un po’ di più quello che proviene

dal tuo cuore; non aggrapparti subito a quello degli altri!”.

Mammolo annuì subito, ma Biancaneve non lo approvò:

“Non mi hai capito per niente. Pensaci alle cose prima di

dare il tuo assenso o di accoglierle in te. Pensa a ciò che

veramente sei tu, e a ciò che puoi fare. Mi hai capito?”. Il

nano si scostò dall’abbraccio di Biancaneve, nel quale si

era riparato; fece alcuni passi indietro, poi, guardando

nello sguardo di lei, annuì. “D’accordo, Mammolo, così

va meglio” disse Biancaneve.

Gongolo, procedendo goffamente e dondolando di qua

e di là, con lo sguardo fisso ora alla finestra, ora rivolgendolo

ai nani che stavano a parlare nell’altra stanza, non si

avvide di chi stava correndo nella sua direzione, e si scontrò

con l’altro nano; quello si rialzò subito e proseguì,

mentre Gongolo rimase seduto per terra, guardandosi

attorno, per rendersi conto di quello che era successo.

Biancaneve lo aiutò a rialzarsi: “Cerchi sempre un appoggio

e una sicurezza attorno a te, Gongolo, mentre è in te il

centro su cui puoi contare per camminare con sicurezza.

Le possibilità che hai dentro di te, sono queste che ti

permettono di camminare con più decisione, di compiere

bene i passi della tua giornata.

Non continuare a gongolarti lasciandoti attirare ora di

qua ora di là, dalle cose attorno a te! Cammina guardando

il tuo cuore, e riuscirai a non vacillare e a mantenere

l’equilibrio”. Il nano si mise a camminare, appoggiando il

mento sul petto, per poter osservare meglio il proprio

cuore. Biancaneve gli sorrise: “Senza esagerare…”.

Era ormai l’ora di andare a coricarsi. Dopo averli salutati

uno ad uno, Biancaneve si ritirò nella propria stanza; i

sette Nani, nella loro stanza, adagiati nei lettini, non riuscirono

subito a prendere sonno. Quelle cose accadute

quel giorno, alle quali ciascuno ora ripensava, quelle realtà

nuove e positive che stavano scoprendo in se stessi,

attraverso le parole di Biancaneve, li tennero ancora svegli,

per un po’. E ciascuno assaporava la gioia del poter

vivere tutte quelle realtà positive che, finora, erano rimaste

nascoste dentro la loro vita. Poi il sonno prevalse, e

tutti, a notte ormai inoltrata, si addormentarono, colmi di serenità.