Cappuccetto Rosso

Cappuccetto rosso
…E il lupo si travestì per bene, con il vestito della nonna, e dopo essersi dato gli ultimi ritocchi, si mise a letto in attesa dell’arrivo della sua vittima…
 
Berek, il bandito, era ormai giunto nel cuore della foresta, e ora si era fermato a riposare, dopo quella lunga corsa per sfuggire ai gendarmi. La rapina gli era andata male: aveva ucciso due persone, ma poi era stato ferito dalla fucilata di uno dei gendarmi che lo inseguiva. Ora, però, si sentiva abbastanza sicuro. Aveva corso per molto, e non percepiva più il latrato dei cani degli inseguitori; forse aveva fatto perdere le tracce quando aveva attraversato il ruscello. Comunque, fermarsi ora per un poco non era certo un pericolo; e poi, quel sangue che perdeva dalla spalla destra gli imponeva una sosta. Si adagiò per terra, appoggiando la schiena contro un albero, e cercò alla meglio di fermare l’emorragia con la manica della camicia che aveva strappato. Ma la debolezza e la stanchezza in quei momenti prevalsero, e si riversò, svenuto, sulla bisaccia accanto. Poco distante, Larie, la figlia del nobile Von Tomson, proprietario della tenuta e della foresta di Bridge, assieme al seguito, stava compiendo una battuta di caccia. Seguendo il percorso dei cani, Larie condusse il suo cavallo proprio là, dove giaceva il bandito. Appena vide quell’uomo riverso, che gli diede l’impressione di essere morto, lanciò un forte grido, poi sparò per aria, per richiamare il seguito, che la raggiunse in pochi attimi. I servi di Von Tomson, scendendo da cavallo, si avvicinarono ed esaminarono quell’uomo, poi, rivolgendosi alla ragazza, la rincuorarono: “Signorina, è stata fortunata…l’ha solo ferito!” e si chinarono a raccoglierlo, per caricarlo in groppa al cavallo. “Ma…!” tentò di spiegare la ragazza, ma l’amica l’interruppe, afferrando le redini del suo cavallo per guidarla sul sentiero del ritorno: “Non preoccuparti, ora lo porteremo in casa e lo cureremo. Vedrai che la faccenda si sistemerà presto. Non preoccuparti, è cosa da poco; tu, piuttosto, cerca di non lasciarti prendere da questa agitazione!”. Larie disperatamente tentò più volte di fornire la sua versione dei fatti, ma più lo faceva, più si sentiva dire di non preoccuparsi e di mantenere la calma, e che ciò che stava dicendo era dovuto allo shock subito. E più parlava, più si sentiva inguaiata in quella situazione, nella quale lei si rivelava colpevole di ciò che non aveva affatto commesso. Continuò ancora per un po’ i suoi tentativi; poi, vedendo che non faceva che peggiorare le cose, si rassegnò, pensando che tutto quanto si sarebbe risolto quando il ferito, riprendendosi, avrebbe spiegato la verità, e l’avrebbe così tolta da quello spiacevole impiccio. Giunti alla dimora di Von Tomson, Berek fu medicato e posto a riposare nella lussuosa stanza degli ospiti; era ancora molto debole per poter parlare e alzarsi…e nessuno lo disturbò. Larie, giunta al palazzo, trovò un messaggero, che era giunto dalla città, inviato da Von Tomson, per riferirle di non attenderlo quella sera, che sarebbe tornato di lì a qualche giorno, appena sbrigati quegli impegni urgenti che gli erano capitati. “Ci voleva anche questa!…” esclamò Larie; ma la domestica la consolò: “Meglio così, signorina: intanto quell’uomo guarirà, e così suo padre troverà tutto quanto sistemato…non le pare?”. “Già… – fece Larie ripensandoci – Forse è proprio meglio così”. Il giorno dopo, Berek aveva ripreso conoscenza e si era sentito raccontare la versione dei fatti della giornata precedente da parte della domestica, che gli aveva portato un’abbondante e ricca colazione; essa aveva terminato da poco il suo racconto, quando Larie, che quella notte non era riuscita a riposare granchè a causa della preoccupazione e dell’agitazione della vicenda, entrò precipitosa nella stanza. “Oh!…Per fortuna, vi siete ripreso – fece con un profondo sospiro di sollievo – e tutto quanto potrà essere chiarito!”. Osservò Berek, come attendendo le sue parole; ma egli non rispose, limitandosi a fissarla, distratto: la sua mente era volta alle parole che aveva sentito riguardo a quella vicenda, dalla quale ora egli stava pensando a come trarre il maggior profitto. Larie si sedette ai piedi del letto, osservandolo e attendendo che le sue parole, per lei tanto preziose, arrivassero da un momento all’altro, mentre la domestica riordinava sul vassoio i resti della colazione consumata. Nel frattempo giunsero anche altri due domestici, che stando in piedi accanto a Larie le chiesero se avesse bisogno di qualcosa; la ragazza ordinò loro di accomodarsi accanto al letto, per ascoltare, come testimoni, quello che quell’uomo avrebbe detto; i due si accomodarono sulle due sedie poste accanto alla finestra che dava sul terrazzo. Berek iniziò la sua versione: “Signorina, non si preoccupi… Può capitare a tutti di sbagliare… Forse lei mi ha scambiato per un coniglio, in mezzo a quei cespugli… Ma il destino è stato benevolo, per me e per lei…”. “Co…Cosa dice?!…- replicò Larie attonita e sbalordita – Ma non è questa la verità!” e si alzò aggrappandosi al braccio di Berek e implorando: “Dica quello che è veramente stato, che non è così!…”. La domestica, deponendo sul tavolino il vassoio, prese per le spalle la ragazza e la rimise a sedere, cercando di calmarla: “Su, coraggio, non abbia paura a riconoscere ciò che è stato…Il signore l’ha già detto, non se l’è presa più di tanto e, come ha detto lui prima, tutti possono commettere un errore. E poi, lei, signorina, non deve temere: lui è fuori pericolo, e non ce l’ha affatto con lei, non è vero, signor…?”. “Boniek! – completò Berek, soddisfatto che tutto stesse andando per il suo verso; poi continuò – Faccio il commerciante, giù in città; ieri mi ero recato nel bosco, nella giornata di riposo, per cercare un po’ di funghi… Ecco perché mi ero vestito così… – e scrutò gli sguardi dei presenti, accertandosi che comprendessero – … E mi sono imbattuto in questa vicenda, che ora voi sapete meglio di me com’è andata”. Larie chinò il volto, pensosa e sconsolata: non riusciva a convincersi del fatto che quell’uomo stesse testimoniando il falso; eppure, lei era fermamente convinta di non aver fatto nulla di ciò che egli voleva dare a intendere a lei e agli altri: perché faceva così?. Uno dei domestici intervenne: “Lei ha una famiglia? Vuole che le mandiamo in città qualcuno per avvertire i suoi che si trova qui? La città è lontana, ma prima di sera, con un buon cavallo, uno di noi potrebbe…”. “Non vi preoccupate… Non ho famiglia, vivo solo. E anche se per qualche giorno non aprirò il mio negozio, nessuno se ne accorgerà” rispose pacatamente Berek, rilassando il capo sul cuscino. “Comunque, signor Boniek – intervenne l’altro domestico – lei può rimanere qui senza alcun problema; e quando, forse domani, tornerà Von Tomson, sarà ben lieto di vedere che tutto ciò che è avvenuto si è risolto…”. “Anzi, ledirà di rimanere, signor Boniek – aggiunse la domestica – lui è un tipo molto affabile e accogliente; eh, signorina, vero?”. “…Sì…” rispose sommessamente la ragazza, alquanto preoccupata di come stessero andando le cose. Larie si alzò e uscì dalla stanza, silenziosa e pensosa; i domestici, dopo qualche istante, fecero altrettanto, mentre la donna, riprendendo il vassoio, esclamò rivolta a Berek: “Eh!…E’ una ragazza sensibile, ed è stato un duro colpo. Ma si riprenderà, questione di tempo; lei, intanto, si riposi. E se, più tardi, se la sente, scenda a pranzo: a mezzogiorno!” e uscì richiudendo dolcemente la porta. Berek rimase tutta la mattina a programmare il suo piano diabolico: si sarebbe procurato, nell’occasione del pranzo, un coltello da cucina, con il quale avrebbe poi potuto attuare i suoi desideri: dopo aver eliminato, lungo la notte, tutti quanti, indisturbato, avrebbe potuto rovistare tra i tesori del palazzo e trovare un bel po’ di denaro… E se ne sarebbe così fuggito, dopo aver predisposto qualche cavallo dalla scuderia…e nessuno l’avrebbe più trovato!. Pregustava già l’atmosfera della ricchezza e della realizzazione di tutti i suoi piani; e fissando la parete del soffitto della stanza, ricca di colori degli affreschi, immaginava dipinto lassù il suo futuro di felicità. A mezzogiorno, il pranzo per Berek fu occasione di rimpinzarsi al punto di rischiare un’indigestione; Larie e le amiche, dapprima, avevano cercato di farlo parlare di sé e di qualche argomento, ma lui non aveva mai risposto, ponendo di fronte ai loro sguardi soltanto la sua bocca piena di pietanze traboccanti da ogni parte; allora, esse si erano messe a parlare tra loro, e lo avevano lasciato in pace, a consumarsi quell’orgia grossolana e poco edificante. Berek era riuscito poi anche a sistemarsi nel giubbotto la coltella delle sue mire bramose, e ora si stava godendo, sdraiato sul divano del salotto, la sua faticosa digestione, che gli faceva assaporare già il piacere della pienezza e dell’abbondanza; e in quella posizione comoda si addormentò. Nel frattempo Larie e le amiche erano uscite nel parco per continuare i loro discorsi e per non disturbare il riposo del loro ospite. Quando Berek si risvegliò, trovò un’atmosfera di insolita quiete: non c’era più nessuno, nella sala ora sparecchiata, né si udiva alcuna voce di persona nei dintorni. Rialzandosi dalla sua comoda posizione, si stiracchiò per un po’; poi, lentamente, si avviò verso le altre stanze, per controllare se vi fosse qualcuno. Aprendo una porta, si trovò di fronte la domestica che, con lo straccio fra le mani, stava ritornando dalle pulizie di quelle camere. “Dove sono tutti?” chiese distrattamente Berek, emanando un grosso sbadiglio. “La signorina è uscita con le amiche per una passeggiata nel parco… E gli altri sono nella scuderia; ha bisogno di qualche cosa, signor Boniek?” chiese lei premurosa. “No, no…- fece Berek, ritornando verso il salotto - …Io salgo di sopra…a che ora è la cena?”. “Alle otto” rispose la domestica, mentre spolverando osservava Berek che, ondeggiando, tornava sui suoi passi. La sera, la cena si svolse in modo più contenuto e modesto: Berek aveva mangiato già troppo, quel giorno, per potersi ancora abbuffare; si limitò a due piatti di zuppa, e poi si adagiò subito sul divano, lasciando Larie sola, al tavolo; le amiche se n’erano andate poco prima a causa degli impegni che avevano in città per il giorno seguente. I domestici si trovavano di là, in cucina, e si sentiva come un mesto sottofondo il loro parlare, mentre la domestica, impegnata nel servizio a tavola, andava e veniva, chiedendo con estrema gentilezza alla ragazza se il cibo era stato gradito, se mancasse qualcosa, se avesse trascorso bene la giornata,… Larie rispondeva sempre gentilmente e affermativamente; ogni tanto osservava il suo ospite, che, sdraiato, si stava addormentando in quell’atmosfera di estrema quiete. Cercando di rompere quel clima fastidioso, Larie chiese: “Ma signor Boniek… Perché non mi parla un po’ di lei e della sua vita? E’ qui da una giornata e ancora non abbiamo avuto occasione di scambiarci qualche parola”. Berek si girò dall’altra parte, come infastidito; nascondendo il suo volto tra le pieghe dei cuscini, sogghignando rispose alla richiesta: “Sentirà domani, signorina… Le racconterò tutta la mia vicenda… Ora non me la sento…sono ancora appesantito dal pranzo di oggi”. Larie capì che quel suo ospite non aveva proprio intenzione di parlare, quella sera, e lo lasciò in pace; si limitò a scambiare qualche battuta con la domestica; poi, terminata la cena, si alzò, rivolgendosi alla donna: “Pensi che domani mio padre arriverà?”. “Forse sì, domani…o tutt’al più tra due giorni, da come ha mandato a dire: pare avesse in ballo affari di grande importanza, giù in città”. “Parlate, parlate – disse tra sé Berek – tanto, domani o dopo, qui troverà solo cadaveri…e pochi, pochi dei suoi soldi!” e sghignazzò di nuovo, richiamando per un attimo l’attenzione delle donne. Larie se ne andò salutando l’ospite: “Buonanotte!”. La risposta di Berek fu un profondo mugugno. Mentre la domestica sparecchiava, Berek pensava a mettere in atto le sue trame; lei andava avanti e indietro dalla cucina, senza fare troppo caso a lui, facendo ora qualche commento sulla giornata, ora su com’era stato il tempo, sulla famiglia del padrone, sulla propria attività in quella casa,… Intanto, tra l’andare e il venire di lei, Berek aveva approfittato per estrarre da sotto il giubbotto il coltellaccio, e se lo teneva nascosto accanto, in attesa del momento propizio. A un certo punto, la donna si rivolse a Berek: “Senta, signor Boniek: potrebbe farmi un favore? Ci sarebbe da spostare il tavolo da quella parte… Mi darebbe una mano?”. Berek senza darle risposta si alzò lentamente, facendo attenzione che il coltello restasse nascosto agli occhi di lei; poi le si avvicinò calmo, e mentre lei, in attesa del suo aiuto, aveva già afferrato il tavolo da un lato, lui le strinse il braccio attorno al collo, soffocandola, mentre con l’altra mano le affondava il coltello nella schiena. La poveretta non ebbe neppure il tempo di lanciare un grido e, piano piano, si abbandonò alla morte tra le braccia del suo assassino. Berek volse lo sguardo verso la cucina, dalla quale provenivano, con un tono monotono, le voci degli altri due domestici. Non si erano accorti dell’accaduto; l’assassino trascinò la sua vittima fin dietro il divano dell’altro salotto; poi, risistemandosi la camicia imbrattata dal sangue, si mise ad attendere dietro la porta, nel buio, con il coltello tra le mani. Dalla cucina filtrava un poco di luce; i due erano intenti a giocare a carte, e per un po’ non fecero neppure caso alla mancanza della donna; finchè, dopo un po’, uno la chiamò: “Maria!… Dove sei finita?” e si alzò per cercarla. Berek, dalla sua posizione, si preparò a riceverlo. Neppure il tempo di varcare la soglia, e già quello si trovò a terra con la lama nella gola. A quel punto, Berek entrò nella cucina e finì la sua opera senza nessuna difficoltà. Si sedette e tracannò i bicchieri di vino lasciati dalle sue vittime, stette un momento assorto, a osservare ai suoi piedi quell’uomo finito, poi si alzò e si diresse, con passo lento e goffo, verso il piano di sopra. Larie si stava quasi addormentando, quando sentì… Era il rumore del cocchio, che sempre più si avvicinava alla casa; la ragazza scese dal letto, accese la lampada e si avvicinò alla finestra che dava sul parco dell’ingresso: era suo padre che stava ritornando! In fretta si sistemò per scendere ad accoglierlo; si propose di parlargli subito della faccenda del suo imprevisto, prima che lo venisse a sapere da altri. Nel frattempo Berek, sentendo il cocchio che si avvicinava alla casa, siritirò nella sua stanza, cercando di trovare una soluzione a quell’imprevisto. La ragazza corse incontro a suo padre e, prima che quello potesse raggiungere l’ingresso, si sentì abbracciare dalla figlia che, tra il pianto, riuscì a dirgli: “Dicono che l’ho ferito io… Ma non è vero… Era già ferito… Ma adesso è guarito, papà… Era già ferito!…”. Dopo aver calmato la figlia, Von Tomson invitò Larie a raccontargli tutto con calma… E dopo le prime parole dette da lei, si bloccò all’ingresso del palazzo, esclamando: “Mio dio! Non può essere!..”. Von Tomson aveva collegato subito ciò che la figlia gli stava dicendo con quello che il giorno prima aveva sentito che era successo in città: un bandito aveva tentato la rapina alla banca, ma non era riuscito nell’intento e aveva dovuto fuggire; inseguito dai gendarmi, era stato ferito alla spalla da uno di essi,… Ma poi, di quell’uomo erano state perse le tracce. Ora Von Tomson, dalle parole della figlia, si stava rendendo conto che quello che era considerato da lei un ospite era proprio quel bandito sfuggito alla cattura; e dopo aver sentito altri ragguagli da lei, la strinse tra le braccia e l’affidò al cocchiere: “Tienila qui con te, e fa’ attenzione!”. Poi chiamò i suoi due fidati che lo accompagnavano, parlò con loro per un attimo e, guidato da essi, entrò, nel buio, all’interno del palazzo, salendo le scale, in direzione della stanza degli ospiti. Con i fucili spianati, i due bussarono alla porta, mentre Von Tomson stava a prudente distanza, attendendo. Berek, da dentro, impugnando il coltello, si avvicinò piano alla porta, origliando. Da fuori, Von Tomson gridò: “Si arrenda, sappiamo chi è! Non ha scampo! Esca e non faccia altre sciocchezze!”. “Mai!” gridò Berek da dentro. Von Tomson attese ancora qualche attimo, poi, con un cenno del capo, diede ordine ai suoi. Uno di essi, fatti alcuni passi indietro, si buttò verso la porta, sfondandola…e cadde ai piedi di Berek, che afferratolo lo uccise. Allora Von Tomson, avvicinandosi, protetto dal suo fidato, intimò di nuovo: “Arrenditi! Non hai più scampo!”. “Mai! Mai!” gridò Berek, avventandosi verso di lui, con il coltello fra le mani; ma prima di riuscire a varcare la soglia della stanza, fu colpito, in pieno volto, dal colpo di fucile e stramazzò a terra esanime in una pozza di sangue. Larie, udito lo sparo, si precipitò di sopra, e constatando com’erano andate le cose, si abbandonò tra le braccia del padre, con la consapevolezza che quella brutta avventura era ormai, per fortuna, definitivamente conclusa.