Il Congresso delle Streghe

Belzebul, il Signore delle Streghe, considerando la situazione che si stava creando, decise di convocare un Congresso. Inviò i suoi messaggeri con gli inviti presso tutti i Maghi e tutte le Streghe; il ritrovo era fissato presso il Castello della foresta dell’Aden, l’8 dicembre, venerdì.
Quella sera, sulla strada che conduceva al lugubre

Castello della foresta, fra tuoni e lampi, foschia intensa,

freddo, piogge violente e un vento ululante, cominciarono

a scorrere i destrieri dei maghi di tutto l’universo, mentre

a cavallo di mostruosi esseri e di scope volanti, giunsero

urlando streghe d’ogni rango e nazionalità; alcune maghe

procedevano infine a piedi, strette nei loro mantelli neri,

risalendo lungo il bordo della strada.

Giunsero tutti quanti, in perfetto orario, nel cuore della

foresta, al Castello di Belzebul; dopo essersi salutati,

come loro solito, con grida altissime, imprecazioni e

scherzi di pessimo gusto, salirono dallo scalone centrale,

raggiungendo la sala del ritrovo.

Qui presero posto su funeree poltrone nere: i maghi e le

maghe di rango inferiore nelle file più in basso; quelli più

importanti, con più ampi poteri, via via, sempre più in

alto, in quelle file disposte a semicerchio.

E là, al centro, nel luogo più alto, nel profondo e nella

penombra, la poltrona regale di Belzebul.

Tutti si accomodarono e tacquero, attendendo in quel

silenzio tombale l’arrivo del loro Signore. In quella sala

cupa e fredda parevano tanti cadaveri silenziosi e composti,

posti lungo quelle file di poltrone che parevano

impressionanti bare. Ed ecco l’araldo annunciare l’arrivo

di Lui: Belzebul, il Signore dei signori delle Tenebre.

Tutti si alzarono in piedi solennemente e, con atteggiamento

di estrema compostezza, volsero lo sguardo lassù, a

quella poltrona. E ora ecco, con un’intensissima sinfonia

di tono maestoso, accompagnata da un vento sibilante e

gelido, ecco annunziarsi sempre più vicina la venuta

di…Belzebul! Eccolo!…

Una luce sempre più intensa, abbagliante, accecante,

potente e gelida illuminò prepotentemente tutta la sala,

trapassando ognuno dei presenti fino a renderlo trasparente,

assimilando tutto l’ambiente in un’atmosfera di chiaro

intensissimo. D’improvviso la musica cessò e il vento si

calmò. “Benvenuti a tutti… Accomodatevi!”.

I presenti si risedettero compostamente e si disposero

in atteggiamento di attento ascolto; la luce si era ristretta

ora attorno alla poltrona di Belzebul, lasciando nel buio

tutti gli altri.

Soltanto Lui, l’accecante Signore delle Tenebre, veniva

rivestito da quell’intensa luminosità.

“Vi ho convocati qui perché il problema è molto grave.

Ci sta andando di mezzo nientemeno che il nostro Regno!

Alcuni dei nostri informatori ci hanno recato la notizia che

ancora pochi sono i giorni che precedono l’intervento del

Signore delle Fate contro di noi. Per cui, c’è il rischio di

essere annientati, e fra non molto”. “…Quando, Signore?”

intervenne la Strega della Morte, seduta poco lontano da

Lui e parlando dal buio. “Di preciso, non sappiamo; però

ci è concesso ancora poco tempo, stando a quelle informazioni,

e quindi occorre fare di tutto per prepararci bene e

non sprecare assolutamente questi momenti. Se il Signore

delle Fate si prepara al suo intervento, dobbiamo fare il

possibile per contrastarlo”. “Com’è possibile? Non abbiamo

forse constatato, finora, che Lui è sempre stato più

forte di noi?” chiese il Mago dell’Illusione da una fila più

in basso situata dall’altra parte.

“E’ vero, finora Lui si è sempre dimostrato più forte.

Ma finchè noi esistiamo, il nostro potere esiste con noi! In

questi giorni che ci rimangono, prima dell’intervento da

Lui stabilito, dobbiamo fare di tutto per prepararci a resistere.

E se avremo forza per resistere, certo anche sopravviveremo!

E poi, senza voler esagerare, vi dico, carissimi

miei fidati, che se ci disponiamo bene a riceverlo, c’è

anche la possibilità di sconfiggerlo; certo, occorre che ci

disponiamo in un modo estremamente preparato”.

“Quale tattica suggerite, Signore?” chiese da una fila di

sotto la Strega della Curiosità. “Semplice – spiegò

Belzebul – si tratta di cominciare a utilizzare gli stessi

sistemi che il Signore delle Fate sta usando per sconfiggere

noi. Lui, finora, ci ha sempre vinti lasciandosi avvicinare

da noi, e poi colpendoci a fondo.

Ora, dobbiamo anche noi iniziare a fare lo stesso nei

confronti di Lui e dei suoi: lasciare che le sue Fate e i suoi

Maghi si avvicinino a noi.

Lasciarli avvicinare bene, mi raccomando! Quando ve

li sentirete vicini, fianco a fianco, allora colpite, colpite

forte! Li distruggeremo così, proprio come loro stanno

riuscendo ora a distruggere noi! Occorre quindi andare al

cuore, e poi colpire: ecco il segreto della vittoria, miei

fidati!”. “Signore, mi permetta… – ribadì la Strega della

Curiosità - Ma come faremo ad avvicinarci o a lasciarci

avvicinare da loro? Finora è stato impossibile per noi!”.

“Finora, mia fidata. Ma d’ora in poi non dovrete più utilizzare

le tenebre per raggiungere il nostro nemico e sconfiggerlo

ma…la luce! Sì, proprio la luce, la loro arma!

Un’arma che mai avreste pensato di usare, finora.

Questa luce che ora vedete sarà quindi la vostra arma!

Si confonderà facilmente con la luce del nemico, e allora

sarà ancora più facile il nostro successo! Occorre che ci

facciamo più furbi, miei fidati! Puntare non sulla quantità

dei mezzi, ma sulla loro qualità! E fino ad oggi tutto era

definito: ciò che è luce, è bene; ciò che è tenebra, è male.

Così, ci hanno sempre potuti distinguere da loro, e siamo

sempre stati facilmente individuati. Ed essi, più forti proprio

per questo, hanno vinto.

Ma se ora noi ci confondiamo con loro usando le stesse

tecniche, potremo facilmente arrivare fino al loro cuore

e avremo la possibilità di colpire con maggior efficacia,

accecandoli totalmente con questa nostra luce potente,

Instaurando così il nostro Regno: quello delle Tenebre.

Questa è la nuova tattica, miei fidati! Tu, ad esempio,

Strega della Curiosità, usa i tuoi poteri come se fossero

quelli delle Fate: fingiti una Fata, non metterti subito a

fare i tuoi incantesimi morbosi e interessati: ormai quelli

li conoscono e te li individuerebbero presto.

No, proponi invece sogni innocenti e innocui, curiosità

sane e buone. Oppure, inserisciti accanto a un incantesimo

fatto dalle Fate. Allora ti seguiranno e ti accoglieranno. A

questo punto, quando sei vicina, usa tutti i tuoi veri poteri,

svela le tue curiosità, accentua al massimo le curiosità

buone, ed esse si trasformeranno in eccessi, in sforzi

immani, in esagerazioni e fanatismi mai visti.

Cresceranno anche le paure e le preoccupazioni. Sarà

sempre più buio…e cadranno così nel nostro potere!”.

“Nel mio caso – intervenne con estremo interesse la

Strega della Morte – cosa potrei fare, Signore? Che mi

consiglia?”.

“Tu? Semplice! Piantala di mettere paura alla gente!

Lascia invece che ti dimentichino, che ti credano morta.

Non avranno nemmeno più paura di te. Sottolinea loro che

la vita è da sfruttare in ogni momento, il piacere da vivere

e da non perdere assolutamente. Non temeranno più la

morte. Penseranno a godersi la vita. Si lasceranno accecare

da queste cose.

Cadranno così nel potere della morte e delle Tenebre,

lasciandosi attrarre da quella vita dietro la quale c’eri

Tu!”. “Se ho ben capito – interruppe il Mago dell’Illusione

– ci stai chiedendo di mascherarci con l’arma della tua

luce, non colpendo più come abbiamo fatto finora, con le

armi delle Tenebre, ma con la luce: la nostra luce che contrasterà

quella delle Fate”.

“Esatto! – confermò Belzebul, iniziando a ridere fortemente

– Si illuderanno, loro, di essere nella luce del

Signore delle Fate. E Tu, lascia che si illudano. E se hanno

un po’ di verità, tu non agire come hai fatto finora, cercando

di portargliela via. No: accrescigliela, accentuala in

essi, fino a esasperarla: diventeranno dei fanatici di quel

pezzo di verità e si accecheranno con questa tua illusione…

Ah! Ah!” e la sua risata riecheggiò intensamente

nella sala. “Basta distruggere! – continuò Belzebul –

Questa tattica la conoscono tutti, ormai, e si sono preparati

a difendersi bene. Ora, costruite! Fingete di essere Fate

e Maghi della Luce, travestitevi bene come loro e non pensate

a distruggere il loro lavoro.

Mettetevi anzi ad agire come loro, e accanto a loro.

E poi, al momento opportuno, esasperate tutto quanto,

forzate ogni cosa, accecate fino al punto massimo.

E avremo il buio, la Tenebra: ecco la nostra vittoria!”.

“Io quindi – disse il Mago dell’Orgoglio – d’ora in poi

sarei travestito da Mago dell’Umiltà”. “Certamente! –

approvò Belzebul – E tanti ti verranno a cercare e ti accoglieranno:

proprio quelli che prima ti scacciavano. Tu ti

terrai l’Orgoglio nascosto dentro, finchè ti troverai vicino,

molto vicino a quella situazione.

Allora comincerai a utilizzare l’Orgoglio, dietro la

veste dell’Umiltà, e tutto comincerà a confondersi e a

complicarsi sempre di più.

E si farà buio: è il Regno delle Tenebre che trionfa: ah!

Ah!” e rise ancora per un po’, fortemente, accompagnato

dalle risate di tutti i presenti; poi fece cenno di tacere; tutti

tacquero, ed Egli disse: “Un’altra cosa devo dire…vediamo…

dov’è la Strega dell’Incredulità?”.

“Eccomi, Signore” rispose poco lontano una Maga,

alzandosi. “Ecco, ad esempio Tu… con il tuo gruppo,

dovrai essere molto prudente quando ti incontrerai con le

situazioni della fede.

Lasciale crescere e cerca un poco alla volta di metterci

un pizzico di abitudine e qualche illusione di fare bene…

fatti aiutare dai tuoi fidati.

E soprattutto, non negare mai la fede: susciteresti il

dubbio della sua esistenza! Rendila luminosa della nostra

luce; e alla fine quella fede si rivelerà essere nient’altro

che la nostra Tenebra! Tu e i tuoi colleghi più vicini avrete

molta più difficoltà degli altri, perché vi scontrerete più

da vicino con l’opposizione del Signore delle Fate: ma io

farò il possibile per aiutarvi!”.

A questo punto Belzebul ordinò: “Portate lo scrigno!”.

Fu portato in mezzo alla sala un baule dorato e fu aperto.

“Qui dentro, miei fidati, - disse solennemente Belzebul –

troverete tutto quanto vi serve per poter iniziare. Ci sono

armi che vi saranno molto utili; scegliete a vostro piacimento,

ce ne sono per tutti i gusti: c’è la sicurezza, la

testardaggine, lo sforzo, l’agitazione e l’assenza della tentazione,

l’indifferenza, la pace come quiete di ogni cosa,

le illusioni, il benessere sfrenato, il piacere, la giustizia

sopra ogni valore, il non far niente di male,…cercate, cercate

e troverete! Ora, prima di lasciarvi, vi rivestirò di

questa mia luce con la quale avrete la possibilità di confondervi

tra le Fate e i Maghi della Luce e tra i loro incantesimi,

creando la non chiarezza, e producendo così quella

Tenebra che è la nostra forza! Confido ora in voi!

Auguri di buon lavoro a tutti e grazie di essere intervenuti!”.

“Viva Belzebul! Viva Belzebul!” urlarono tutti quanti

i presenti, mentre la luce che Lo rivestiva si propagava,

ampliandosi a ognuno dei Maghi e delle Streghe e stendendosi

su di loro come un mantello.

La solenne e maestosa sinfonia aveva ripreso intanto a

suonare, e il vento, sibilando, formava dei vortici paurosi

nella sala. Ognuno prese dallo scrigno l’arma preferita.

Poi le porte si spalancarono e tutti i Maghi e le Streghe si

precipitarono fuori, correndo e sbraitando, disseminandosi

nella foresta buia e illuminandola qua e là con quella

loro nuova e strana luce.

Alcuni corsero via a piedi, avvolti in mantelli dorati;

altri, su bianchi destrieri sfrecciarono veloci come folgori;

altri ancora ridiscesero dal Castello a bordo di carrozze

fiammanti; molte Streghe, infine, volarono via a cavallo di

scope luccicanti…

Narrano alcune leggende che nel villaggio lassù, presso

la foresta dell’Aden, si siano fermati un giorno dei ricchi

nobili e delle bellissime principesse, di passaggio per

quei luoghi, e abbiano recato in dono a quella povera

gente cibo e denaro… in cambio della loro servitù.

E la gente di quel villaggio, anche oggi, si ricorda di

questo, e si augura che quei ricchi e benefici signori nel

loro viaggio ripassino ancora da quelle parti.