La Fatina

…Si ricordò di lei, e la cercò con lo sguardo, per poterla ringraziare…
Ma la Fatina era già lontana, nel suo raggio di luce azzurrina. Prima di sparire, però, accennò un sorriso soave e un gesto di saluto con la sua mano bellissima e splendente.
Il cacciatore aveva colpito mamma Orsa, che si era abbandonata sul terreno, esanime; lui scappò via, tra i sentieri del bosco, alla ricerca di un riparo, e corse, corse, finchè… Quando si risvegliò, l’orsetto Willy si trovò di fronte un muso che lo fiutava, e si ritrasse di nuovo dentro il cespuglio nel quale era caduto durante la sua corsa, richiudendosi su di sé. “Non aver paura – disse la voce là fuori – sono un’amica; mi chiamo Pratz e sono qui per aiutarti.
Non temere, vieni fuori da lì!”. Willy lentamente avanzò la testa, spiando con estrema prudenza, e vide di fronte a sé una volpe, una bellissima ed elegante volpe, che stava
seduta lì, come in attesa che lui si decidesse. L’orsetto si rincuorò e chiese: “Come hai detto che ti chiami?”. “Io sono Pratz, la regina delle volpi. E tu, invece, dimmi, qual è il tuo nome?” chiese quella chinandosi verso di lui. “Willy, signora volpe” rispose l’orsetto con un po’ di timore e rientrando per un tratto nel cespuglio. “Bene, Willy, ora dimmi: che ci fai qui nascosto? Dove sono i tuoi? – chiese la volpe – Non vedo nessun orso nei paraggi”. Willy, ancora agitato e intimorito per quello che era accaduto poco lontano da lì, raccontò la sua vicenda. E mentre lui stava parlando, dal tronco di un albero vicino, piano piano, scese uno scoiattolo, e si mise un poco in disparte, ascoltando. Quando si accorse di essere notato
dall’orsetto, gli fece un saluto sorridendogli; Willy rimase per un attimo ad osservarlo; poi, rivolgendosi di nuovo alla volpe, terminò il suo racconto. “Così – osservò la volpe – sei rimasto orfano. Dunque, dunque – continuò, passandosi la zampa sotto il mento, pensosa – se tu ti fidi di me, ti condurrò fino lassù, dove c’è un branco di orsi” e mostrò a Willy la montagna. Lo scoiattolo guardò anche lui alla montagna indicata, poi si avvicinò all’orsetto e si indicò come volontario per accompagnarlo. La volpe saliva veloce e leggera lungo il sentiero; non così era per Willy che, procedendo goffamente e ansimando, non riusciva a stare al suo passo; lo scoiattolo, ultimo della fila, osservava il procedere dell’orsetto con molta attenzione; pur essendo il più agile e il più scattante, non superava mai Willy. “Uff! – sbuffò da sopra la volpe Pratz – Che razza di polentone! Su, guarda come si sale in montagna… guarda, e impara!”. Si voltò e salì a zig-zag un tratto di sentiero, saltellando con estrema disinvoltura da un sasso all’altro; poi si rivolse a Willy che, da laggiù, la stava ammirando: “Dai, sali anche tu così!”. L’orsetto, tentando di imitare le mosse appena viste, saltellò per un poco, mentre lo scoiattolo fissava gli occhi su di lui con apprensione; Willy inciampò in un sasso del sentiero, e ruzzolò giù per un bel tratto, invocando aiuto. Mentre la volpe da sopra rideva con ironia, lo scoiattolo si preparò a fermare su di sé quella valanga…
Willy lo travolse nella sua discesa per un po’, finchè lo scoiattolo riuscì, con la sua lunga coda, ad aggrapparsi energicamente al ramo di un albero che dava sul sentiero. E la corsa di entrambi finì con il loro adagiarsi contro un enorme masso. Il cammino riprese e, questa volta, prudentemente, lo scoiattolo si era posto qualche passo davanti a Willy, e si incamminava, attendendolo e riprendendo a salire; la volpe Pratz, sempre da lontano e dall’alto, richiamava l’orsetto. Willy, a questo punto, avrebbe voluto scambiare qualche parola con il suo amico e salvatore; ma era troppo affaticato nella salita per poter parlare; e la volpe, lassù, procedeva a passo spedito. Pensò allora di rimandare tutto alla prima sosta che avrebbero fatta; già, ma quando? Era già da un po’ di tempo che erano in cammino, e ora Willy era proprio spossato, non ce la faceva più. Ma non poteva fermarsi, perché avrebbe rischiato di perdere la sua guida, che lo stava conducendo al branco degli orsi. “E allora, ci siamo laggiù?” gridò la volpe Pratz. Willy, non avendo fiato per rispondere, allargò le zampe in segno di resa di fronte alla situazione, poi si lasciò cadere sul primo sasso vicino; lo scoiattolo sorrise, e gli si adagiò accanto. Col fiatone alla gola, l’orsetto osservava lo scoiattolo, e ne restava ammirato: lui non era come la volpe. Non aveva ancora detta una parola, eppure Willy se l’era sentito finora sempre molto vicino, a condivider fino in fondo quei momenti. La volpe Pratz fu lì in un baleno: “Che ne pensi, Willy, di fare un patto tra me e te? Ti aiuterò ad arrivare fin lassù in pochi attimi, aggrappandoti alla mia coda. E tu, una
volta raggiunti i tuoi amici, mi mostrerai dov’è il magazzino della carne che tenete per l’inverno. Che ne dici? Altrimenti mai arriverai fin là” e gli indicò la meta, che appariva ancora molto lontana. Willy restò a guardare lassù, mentre lo scoiattolo lanciava alla volpe uno sguardo di stizza: ecco dove voleva arrivare la signora Pratz! Non gli interessava affatto di salvare il piccolo orsetto, quanto, piuttosto, di provvedere a se stessa, con quelle carni essiccate che avrebbe avuto con il ricatto e che le avrebbero garantito la comodità per un po’. E Willy si stava accorgendo di questo vile inganno? Lo scoiattolo osservò il suo amico, ancora assorto a calcolare, di fronte alla lontana meta del cammino, le possibilità; avrebbe voluto parlargli, per spiegargli quello che la volpe stava tramando contro di lui e i suoi amici orsi: che avrebbe loro sottratto, in quel modo, il cibo che ad essi sarebbe stato necessario nelle stagioni invernali… Ma proprio in quell’istante Willy si rivolse a lui: “Amico scoiattolo, tu
sai dove stanno i miei amici orsi? Potremmo continuare il cammino da soli…”. Lo scoiattolo scosse la testa, in segno di risposta negativa; l’orsetto rimase un poco pensoso, poi disse, rivolgendosi a lui: “Pensi che li ritroveremo ugualmente, senza di lei?”. Lo scoiattolo alzò le spalle abbozzando un sorriso, per indicare a Willy che niente era sicuro della meta, ma che la sua presenza non gli sarebbe mancata. L’orsetto osservò la volpe che si stava ripulendo con la zampa la pelliccia, e le disse: “Proseguirò senza di lei, signora Pratz. Non posso esaudire la richiesta che mi ha fatto: sarebbe come tradire i miei amici” e volgendosi allo scoiattolo, trovò l’approvazione a quelle parole nel sorriso di lui e nel suo accennare col capo. “Ne sei proprio convinto?” chiese con ironia la volpe. “Sì” riaffermò calmo, ma sicuro l’orsetto. “Va bene, fa’ come vuoi. Ma ricorda che io sarò sempre nei paraggi e, se ci ripenserai…”. “No, non accadrà” la interruppe Willy. In quei momenti, l’orsetto aveva compreso che la volpe non era interessata affatto a lui; lo aveva capito, anche grazie alla vicinanza dell’amico scoiattolo, che ora gli permetteva, con il confronto tra i due, di capire dov’era l’amico e dove l’inganno. Il cammino era ripreso, più lentamente, ma anche molto più sereno; lo scoiattolo e l’orsetto procedevano verso la meta con non poca fatica, e ora anche con molta fame. Willy disse allo scoiattolo: “Ma non ci sarà nulla da mangiare qui attorno?”. L’amico guardò attorno un attimo, poi salì veloce su un albero e ridiscese, poco dopo, recando con sé delle ghiande che depose davanti a sé, invitando Willy a partecipare al suo pranzo. L’orsetto osservò per un poco lo scoiattolo e le ghiande, poi disse: “Non riesco a mangiare quella roba: non è cibo per me”. Lo scoiattolo bloccò il suo rosicchiare e osservò per un attimo il suo amico; guardò di nuovo attorno e fermò la sua attenzione a un cespuglio poco lontano, dov’era appeso un grosso alveare; lo indicò a Willy, che accondiscese, ed entrambi lo raggiunsero. Già, ma come fare a raggiungere il delizioso e ambito nettare, con tutti quei pungiglioni ronzanti? Lo scoiattolo fece segno a Willy di attendere in disparte, che ci avrebbe pensato lui, e fece capire all’orsetto di rimanere pronto; poi si avvicinò all’alveare, sgattaiolando qua e là fra le api, che, di fronte a quella provocazione, accorsero in massa per inseguirlo. Così, mentre le api stavano rincorrendo lo scoiattolo che, balzando ora qua ora là cercava di sfuggire, Willy si potè sfamare senza pericolo e abbondantemente. Quando, poco dopo, si ritrovarono, lo scoiattolo sorrideva nonostante le molte punture avute, e Willy, riconoscente, ripetendogli: “Ma tu sei matto!” constatava di aver imparato da lui ancora qualcosa sull’amicizia. Tra le innumerevoli difficoltà e fatiche, l’amicizia tra l’orsetto e lo scoiattolo era sempre più profonda; e la meta,
anche se ancora lontana e imprecisata, pareva sempre più vicina. Willy sapeva di poter contare su un amico, che non solo gli offriva un aiuto e una compagnia in quell’occasione,
ma, questo era evidente in quell’amicizia, permetteva all’orsetto di essere sempre meglio se stesso. E così, a poco a poco, lo scoiattolo aveva fatto scoprire a Willy la sua capacità di superare gli ostacoli, di cacciare la preda da solo, di essere in grado di ripararsi nel pericolo…e tante altre cose. Un giorno, sul sentiero, riapparve la signora Pratz: “E allora, carissimo Willy, che intenzioni hai? Di fare il giro del mondo? Non hai proprio bisogno di un aiuto, di qualcuno che ti indichi con chiarezza dove arrivare? Guarda che l’inverno è alle porte, e se vai a spasso ancora un po’ così c’è il rischio di buscarsi almeno un raffreddore!” e sghignazzò. L’orsetto e lo scoiattolo si guardarono, come per accordarsi sulle loro convinzioni; poi Willy disse alla volpe: “Senta, signora: niente da fare, non riuscirà più a convincermi. Sono sicuro, ora, che prima o poi ritroverò i miei amici, anche senza il suo aiuto”. “Sentilo, il grande orso della foresta, che fa il gradasso! – replicò la volte volgendosi
attorno – Sentite tutti, avete capito? Lui ora sa fare tutto da sé, è grande!”. Willy avrebbe voluto replicare subito e con forza a quella provocazione, ma nello sguardo dello scoiattolo trovò l’invito alla sopportazione e a rimanere calmo; e così fece. La volpe Pratz, continuando, richiamò: “Forse non hai ancora provato i pericoli della foresta. Che cosa credi? Di poter arrivare fin lassù senza di me? Te ne accorgerai, quando non ci sarà più cibo, la in alto!”. Willy guardò negli occhi dell’amico e trovò l’invito a non preoccuparsi, e sorrise; la volpe, notando che i suoi sforzi erano senza esito, tentò l’ultima carta: “Beh, e ora, prima che me ne vada, ti devo dire la triste verità: lassù non ci sono più i tuoi amici!”. L’orsetto la guardò con apprensione: “Chee…?!”. Quella continuò: “Se ne sono andati qualche giorno fa, verso un rifugio per l’inverno; io li ho seguiti, e ora so dove sono; e ti porterò là, alle stesse condizioni…d’accordo? Basta il tuo sì, e in pochi attimi, aggrappato a questa coda – e si volse ad ammirarla – ti troverai al sicuro. Pensaci! E’ l’ultima offerta! Poi
me ne andrò…sta arrivando già l’inverno, senti…brrr…senti che freddo!”. Mentre Willy rimase un attimo pensoso a valutare l’offerta, dal fondo del bosco si udì un grugnito e un fruscio di foglie, sempre più vicino. “Che sarà?” si chiese l’orsetto, mentre la volpe si era tesa con le zampe, guardandosi attorno con estrema prudenza. Dopo pochi attimi, in cima al sentiero, apparve un grosso leopardo; l’orsetto si ricordò della tattica di rifugio sperimentata con l’aiuto dello scoiattolo, e non esitò a metterla in atto; i due si ritrovarono così nascosti nella cavità situata sotto una grossa pietra, mentre la volpe tentò una disperata fuga… Le sue urla riecheggiarono nella vallata e fecero tremare per un po’ lo scoiattolo e l’orsetto che, solo dopo essersi ben assicurati che il pericolo non ci fosse più, uscirono allo scoperto. Willy, fatto un profondo sospiro di sollievo, disse: “L’abbiamo scampata per un pelo!” e si guardò attorno, rassicurandosi. “Sai – continuò, rivolto allo scoiattolo – non so se sarei riuscito a resistere di fronte alla proposta della signora Pratz. Forse questa volta avrei accettato. E, adesso che ci penso, ti avrei abbandonato qui, amico, ti avrei tradito…che stupido! Se non fosse intervenuto quell’animale, a quest’ora gli avrei detto di sì. Che stupido che sono! Perdonami!”. E quando volse lo sguardo all’amico trovò in lui soltanto gli occhi della comprensione e dell’incoraggiamento, non quelli del rimprovero. E restò ancor più ammirato dalla sua amicizia. “E ora, che facciamo? – chiese Willy allo scoiattolo – Se quella ha detto la verità, non troveremo mai il luogo dove sono i miei…e se ci ha ingannato, siamo allo stesso punto”. Già altre volte, di fronte alla direzione da decidere
nel seguire il sentiero, lo scoiattolo era salito su uno dei pini più alti, e da lì, considerando la situazione che si presentava, aveva scelto l’una o l’altra direzione; anche questa volta salì su un alto pino, mentre l’orsetto attendeva giù sotto. Questa volta, però, esitava un po’ a scendere. “Ehi! Perché non scendi?” chiese preoccupato Willy, guardando su, verso la cima di quel pino che pareva arrivare al cielo. Ah,…eccolo, finalmente! Lo scoiattolo si ritrovò in un baleno accanto all’orsetto, che, osservandolo preoccupato, chiese: “Ma… che hai visto? Qualcosa non va? Qualche pericolo?”. Come sempre, anche questa volta, sorridendogli, lo
scoiattolo rincuorò Willy, e con la zampa indicò la direzione scelta, verso la quale si incamminarono. Là dove il sentiero segnava una svolta, alla fine di quel bosco, aprendo ai loro occhi il panorama di una grande vallata, lo scoiattolo prese Willy per la zampa e lo fermò. L’orsetto si guardò in giro, per vedere se ci fosse qualche imprevisto, ma tutto pareva normale. Allora chiese all’amico: “Che c’è?”. Lo scoiattolo, ponendogli la zampa sulla bocca, lo invitò ad ascoltare meglio… Fu allora che Willy cominciò a percepire… Sì, erano le voci degli orsi, dei suoi!… Corse un poco avanti, sul sentiero, e la vallata gli si aprì di fronte con tutte le sue meraviglie. E laggiù, presso il fiume, il gruppo dei suoi, per tanto cercati: eccoli, ora, finalmente trovati! E Willy pianse dalla gioia… Si ricordò dello scoiattolo che era rimasto là, poco più indietro, e lo cercò con lo sguardo, per comunicargli la sua gioia e ringraziarlo. Ma quello era già lontano, laggiù; a stento lo si distingueva nel suo saltellare e inoltrarsi nel bosco… Prima di sparire, però, accennò a Willy un sorriso soave e fece con la zampa un gesto di saluto…