LA SCARPETTA DI CENERENTOLA

       
“La fanciulla che calzerà la scarpetta d’argento diventerà la sposa del Principe” così recitava l’editto. Tutte le fanciulle del villaggio che erano in età da marito si prepararono alla grande prova; ma avevano un bel da fare nel rattrappire le dita del piede, sforzandosi in mille modi per poter calzare quella minuscola scarpa: il calcagno rimaneva sempre fuori. “Ci sarebbe ancora una ragazza – disse la Matrigna con un sogghigno, rivolgendosi all’araldo del Principe – ma appena l’avrete vista…”. “Beh, con tante prove fatte, una in più non guasterà di certo” rispose quello sorridendole. “Cenerentola! Cenerentola! Vieni qua a infilare il tuo piedone nella scarpina della Principessa!” strillò la Matrigna. Quando videro che quella ragazzina vestita in modo dimesso calzava la scarpetta a meraviglia, tutti, osservandola con più attenzione, si accorsero che la bellissima ragazza che stava tanto a cuore al Principe era proprio lei: Cenerentola!


“Donna, perché piangi?”.
La ragazza seduta al bordo della strada cercò di asciugarsi
in fretta le lacrime, per nascondere la propria tristezza.
Sollevò per un attimo lo sguardo verso colui che le
stava parlando, poi scoppiò di nuovo in un pianto a dirotto,
incontrollato. “Piangi, piangi, sfogati” le disse quell’uomo,
avvicinandosi. 
Si sedette accanto a lei, su quel muretto, attendendo
con pazienza che la ragazza si sfogasse del tutto; trascorse
un po’ di tempo, poi i sussulti fra i pianti si fecero più
rari, finchè ella riuscì a ritrovare un po’ di calma. Lui le
porse allora un fazzoletto, perché si potesse così asciugare
definitivamente le gote bagnate; l’osservò di nuovo, fissandola
per alcuni istanti; poi le richiese con estrema delicatezza:
“Perché piangi?”. “Eh…- iniziò lei scuotendo il
capo – Non so se tu mi puoi comprendere…E’ una storia
così triste, la mia!…”. “Forse non riuscirò a comprenderti;
però, se tu ne parli, c’è almeno la possibilità che possa
farlo; e poi, è anche per te un modo per non continuare a
trattenerti addosso i tuoi crucci e le tue tristezze. Ne saresti
certo sollevata un po’…”. “Beh..- iniziò lei, riprendendosi
un poco – Ecco: io sono una di quelle ragazze che
hanno tentato di provare la scarpetta di Cenerentola…E ho
fallito, non ci sono riuscita!”. “Non mi sembra la fine del
mondo questo…” le disse lui. “Forse non per te. Ma pensa
a quando…- e continuò la narrazione della sua vicenda -
…quando l’editto del Principe proclamò che lui avrebbe
sposato la ragazza che sarebbe riuscita a calzare quella
scarpetta, immaginati il subbuglio che si venne a creare in
paese! Tutte le ragazze della mia età, tutte a fare progetti
e a sognare: sposa del Principe! Ricchezze, onori, felicità,
fama,… Tutto ciò era lì, a portata di mano, o meglio – e
abbozzò un sorriso – di piede. Un’occasione unica per me!
Tutta la mia vita avrebbe potuto da un momento all’altro
trasformarsi, se soltanto fossi riuscita a calzare quella
scarpetta! E così, con il sostegno di tutta la mia famiglia,
iniziai i preparativi in attesa del ritorno dell’araldo del
Principe; in quei giorni, al villaggio, c’era un’agitazione
incredibile e mai vista prima di allora: tutti correvano qua
e là, chiedendo consigli, recando dei suggerimenti, confrontando
i modi, per poter rendere sempre più possibile il
superamento di quella attesissima prova. Tutto il villaggio
si era trasformato; c’era in giro la voce che la tal ragazza
ci era riuscita già, con una scarpetta anche più piccola,
mentre l’altra non ancora… Ma poi non si trovava conferma
di ciò; scarpe per la prova venivano affittate per un
prezzo altissimo, e appositi addetti passavano per le case,
offrendo, dietro lauto compenso, suggerimenti, consigli,
persino cure per il piede, per poterlo rendere sempre più
morbido e adattabile. Pare anche che alcune ragazze fossero
state sottoposte a degli interventi chirurgici, per poter
avere il piede più piccolo del naturale, e avere una possibilità
in più. E poi, ecco, finalmente, il giorno della prova,
il tanto atteso momento! Ecco giungere nel villaggio
l’araldo del Principe, preceduto dagli sbandieratori, dai
trombettieri, dalle autorità del paese, con un seguito di
gente innumerevole e curiosa.
L’avvento dell’araldo del Principe!…” - sospirò, come
per una pausa di ricordo, poi riprese - “Alla porta della
casa, adagiata su una signorile poltrona rossa, io attendevo
tremante ed emozionatissima, riuscendo a stento a contenere
i miei sentimenti, che in quel momento trapelavano
dal mio volto paonazzo.
Con lo sguardo fisso a laggiù, al fondo della strada, da
dove provenivano, lontane, le voci confuse di quella gente
che preannunciava l’arrivo della mia fortuna, con la mano
tastavo il mio piede, pronto e tremante… Sì, sì, ci riuscirò,
ne sono sicura, ripetevo tra me e me per incoraggiarmi,
io sarò la nuova Principessa di questa gente! Sarò io! Su,
miei sudditi, coraggio, avvicinatevi! Venite! Ed ecco sbucare
dal fondo della strada l’enorme corteo brulicante di
suoni, di colori e del vociare della gente. Eccolo avvicinarsi
sempre più, facendo apparire, tra gli stendardi e le
alabarde, la carrozza dell’araldo del Principe.
Il corteo raggiunse la mia casa; la gente fece ala alla
carrozza reale, che giungendo di fronte a me, si fermò. Il
cocchiere gettò a lato le redini, poi balzò giù e aprì la
porta… Ed ecco discendere lui, l’araldo del Principe,
recando tra le mani un cuscino di porpora con adagiata
sopra la scarpetta... quella scarpetta, che avrebbe deciso le
sorti della mia vita! L’araldo, dopo aver abbozzato un sorriso
rituale verso di me e poi anche ai famigliari, mi si
inchinò di fronte, e inginocchiandosi solennemente mi
porse l’oggetto della prova.
E’ più facile di quello che immaginavo – dissi sottovoce
a mia madre sorridendo – questa scarpetta la calzerò
senza alcuna difficoltà… Ma farò un po’ di scena, per dare
ancora più importanza e solennità a questo momento!.
Presi tra le mani la scarpetta e la sollevai verso l’alto,
mostrandola a me stessa in segno di sfida, e a tutti i presenti
come testimonianza; poi, con naturalezza, come se
non fosse la prima volta, vi misi dentro il piede, piano,…
Ma non riuscivo a infilarlo completamente! Come…?
Com’è possibile che io non riesca ora a calzarla?…
Abbandonando lo sguardo sui presenti che, in attonito
silenzio, attendevano il segno del responso, mi chinai sulla
scarpetta e, aiutandomi con entrambe le mani, cercai di
infilarvi il mio piede.
Ma tutto era inutile… Più mi sforzavo, peggio era! Per
un po’ riuscii a mantenere una certa dignitosa calma; poi
mi volsi con uno sguardo preoccupato a mia madre:
Mamma – le dissi implorando – non ci riesco!. Mia madre
si chinò per darmi una mano; e così ripresi, con il suo
aiuto, le mosse di prima… anche se tutto risultava sempre
più inutile, e ogni sforzo non faceva ora che provocare i
primi sorrisi ironici della gente. Un attimo ancora, e ci
siamo, disse mia madre rivolgendosi ai presenti per tentare
di tranquillizzarli; volgendo poi lo sguardo agli altri
parenti lasciò però trapelare i suoi forti dubbi.
Riprendemmo allora le mosse con più sforzo, in un altro
disperato tentativo, mettendoci il massimo dell’impegno.
Ma non c’era proprio niente da fare!
…E caccia dentro quella lingua, non vedi che tutti ti
stanno guardando? mi richiamò sottovoce mia madre agitatissima.
Continuai con il suo aiuto i miei ostinati sforzi,
stringendo i denti, rattrappendo al massimo le dita del
piede e spingendo con più forza possibile in avanti, verso
la punta irraggiungibile di quella scarpetta che mia madre
teneva strettamente fra le mani. Dai! Dai!..Quasi ci
siamo…- mi incoraggiò lei, e si volse ai presenti – Ecco,
ecco! Ora ci siamo!. In quel momento spinsi con tutte le
mie forze… Mia madre fu rovesciata per terra, la scarpetta
volò via dal mio piede e io finii a gambe in aria sotto la
porta di casa, con la poltrona riversa su di me. Subito
accorsero i parenti, mentre attorno scrosciavano sempre
più intense le risate della gente… Poi il vociare delle persone
si quietò, riprese lo scalpitare dei cavalli, il tintinnio
delle alabarde e il suono dei trombettieri che proclamò la
fine di quella prova e l’inizio di un’altra.
L’araldo, risalito sulla carrozza reale, fece riprendere il
movimento del corteo; mentre io, da terra, osservavo tutte
quelle gambe delle persone che passavano davanti al mio
volto e che battevano con i piedi come una sentenza: No!
No! No!. Nascosi la faccia tra le mani e iniziai questo mio
pianto disperato, nel quale tu mi hai trovata… e che ora si
è calmato, almeno un poco”. Lui rimase in silenzio, per
alcuni attimi, fissandola in quegli occhi tristi; poi le chiese:
“Senti, donna: tutto ciò è ormai una realtà del passato.
Piuttosto, che ti rimane adesso, che cosa sperimenti, ora,
dentro il tuo cuore?”. La ragazza rimase un poco pensosa,
poi gli rispose: “Beh, prima che tu venissi qui, prima che
io potessi avere l’occasione di parlare di queste mie vicende,
in me c’era un’enorme tristezza. Avevo soltanto la sensazione
che stava venendo meno per me il senso della vita,
la gioia e la serenità.
Mi sentivo anche molto agitata, sconvolta dalla rabbia
e dalla gelosia per le altre che avrebbero potuto superare
la prova. Ripensando, ora, che proprio lei, quella poveretta
di Cenerentola, quella servetta di casa, è riuscita a calzare
la scarpetta ed è diventata la Principessa, la mia rabbia
e la delusione si sono quietate. Ora che ho parlato di
tutto ciò, sono certamente più serena.
Comincio anche a ridere di queste cose passate, a sorriderci
sopra e a dirmi: ma guarda cosa ho fatto! Sono stata
a desiderare di qua e di là, quella e quell’altra cosa, rovinandomi
la vita, mentre se avessi agito normalmente avrei
certo potuto godermi questo tempo passato in modo più
sereno, proprio valorizzando la sua quotidianità…e non le
cose impossibili ed eccezionali.
E poi, quella Cenerentola, ora mi dico, beh, fortunata,
certo; ma è anche giusto che non sia stata una come me a
diventare Principessa: avrebbe creato solo rivalità e
discordie, a questo punto.
Lei, l’inaspettata Cenerentola, che viene dal nulla, non
scatenerà certo gelosie tra le altre…solo stupore, grande
stupore e meraviglia. Già, meglio che sia andata così”.
“Donna, non piangere più!”.
Dal fondo della strada ecco riapparire ora il corteo, con
la gente festante, con gli scudieri con le alabarde, con i
trombettieri e con le insegne colorate. Ed ecco riapparire
la carrozza reale, che giunge presso la ragazza e le si
ferma innanzi. Il cocchiere getta a lato le redini dei cavalli
bianchi, poi con un balzo scende a terra, apre la porta
della carrozza e… Mentre la ragazza, estasiata ed attonita
osserva e attende, non vede scendere nessuno…allora
volge lo sguardo attorno, ai presenti: tutti essi sorridono.
“Donna, non piangere più! Ora che hai calzato perfettamente
la tua situazione, ora che l’hai veramente e pienamente
accettata, io – le disse lui lì accanto – ti dichiaro sua
sposa… Salga sulla carrozza del Principe… Principessa!”.
Il corteo riprese il cammino tra i suoni, l’allegria, i
colori, il vociare sereno della gente, dirigendosi verso il
Castello: la dimora del Principe; mentre sulla carrozza una
donna, asciugandosi le lacrime, sorrideva, piena di stupore
e di meraviglia, ancora incredula del fatto che fosse
stata dichiarata: Principessa!