La Bella Addormentata

 

…Quella Fata che ci si era dimenticati di invitare alla festa, rivolgendosi al Re e alla Regina, preannunciò, riguardo alla bambina: “Quando diventerà grande, toccherà un fuso e morirà!”.
I genitori piangevano e si disperavano… “Non piangete – disse loro la Fata più giovane – è vero che non ho il potere di annullare completamente ciò che la mia collega sta facendo di male, però posso mitigarlo. La Principessa non morirà, anche se si pungerà con il fuso; ma si addormenterà, per molti anni… Finchè verrà un Principe che la risveglierà e la renderà sua sposa”.


Brum, il signore dell’Abisso e delle Tenebre, da sempre si era messo contro Eril, il sole, Signore della Luce. E da queste lotte Brum era finora sempre uscito sconfitto; ma, questa volta, pareva proprio che il Signore delle Tenebre stesse per avere il sopravvento. Infatti, era riuscito a far entrare nel pianeta Wier le forze del buio, nonostante l’opposizione e le difese poste da Eril, che si trovava ora impossibilitato ad agire, in quanto Brum era riuscito a
convincere gli abitanti di Wier ad accogliere in se stessi il buio, che egli aveva presentato loro come la luce più splendente di tutte, anche di quella di Eril. Nella sua malefica astuzia il Signore delle Tenebre era riuscito a presentare a quegli abitanti, ancora ignari di tanta possibile malvagità, alcune realtà che apparivano splendenti, ma che poi si sarebbero trasformate, quando Brum avrebbe ritenuto opportuno, in forze accecanti che gli avrebbero permesso di instaurare il suo dominio sul pianeta Wier. E ora, in tale situazione, pareva proprio che Eril non avesse alcuna possibilità di successo: come egli poteva agire togliendo da quel pianeta tutto ciò che era tenebra e buio, se gli stessi abitanti di Wier erano ora addirittura convinti che quelle realtà che Eril additava come luce erano tenebre, mentre le realtà di Brum, che egli additava loro come tenebra, venivano da essi, nonostante i suoi
ripetuti avvertimenti, ritenute le luci più splendenti? Come poteva far valere il suo potere attorno al pianeta Wier, eliminando le forze malefiche che lo circondavano, se quelle gli si opponevano proprio dal di dentro, dal cuore di quelle persone, che ancora non si avvedevano, accecate dalle promesse di Brum, di quel mortale raggiro? Eril continuava ad effondere i suoi vitali raggi di luce, in direzione di Wier; ma laggiù, i suoi abitanti, sempre più
pieni della propria luce, quella che Brum inculcava loro come tale, sempre meno li ricevevano: gli abbagli del Signore delle Tenebre erano sempre più efficaci, mentre i raggi del Signore della Luce lo erano sempre meno. Eril avrebbe fatto di tutto contro Brum… Non ci avrebbe pensato due volte per decidere la sua totale distruzione; ma ora che gli abitanti di Wier avevano nel cuore la tenebra e vivevano di essa, ciò rendeva impotente Eril nel suo agire a loro favore…e mai avrebbe fatto forza su di loro. Brum questo lo sapeva, e rideva ampiamente, quasi pregustando la vicina vittoria delle proprie trame. Gli altri pianeti di questo si stavano accorgendo, e preoccupati del destino di Wier, che avrebbe potuto poi diventare anche il loro, un giorno si recarono da Eril per offrirgli il loro aiuto e la loro disponibilità a fare qualcosa perché tutto quanto si risolvesse per il meglio. Il Signore della Luce spiegò loro che le cose erano più gravi del previsto, e che nessun aiuto sarebbe stato possibile da fuori. Occorreva che dall’interno, proprio dal pianeta Wier, qualcosa potesse agire per rompere quella sudditanza sempre più oppressiva e soffocante. E finchè la gente che viveva laggiù non si lasciava convincere in questo, tutto quanto interveniva da fuori come un aiuto non avrebbe dato l’esito sperato; anzi, avrebbe corso il pericolo di contribuire a rendere ancora più potente il dominio di Brum. E così, tutti i pianeti tornarono al loro posto, in quell’universo destinato alla luce, ma che ora appariva minacciato e rischiava di soccombere sotto il potere del Signore delle Tenebre. Chi avrebbe potuto fare qualcosa, se anche il Signore della Luce non aveva quasi più nessuna speranza? Laggiù sul pianeta Wier, intanto, le cose procedevano sempre più a favore di Brum: dal cuore di quegli abitanti,
nel quale si celava il potere delle tenebre, cominciavano ad uscire le prime conseguenze del buio: l’odio si accentuava e si spegneva sempre più la gioia, il potere prevaleva sull’amore, la vendetta sull’amicizia, l’uccisione sul perdono,… E le persone si erano, a questo punto, trovate in guerra le une contro le altre, in disaccordo, con ambizioni sempre più forti, invidiosi gli uni degli altri. La vita sul pianeta Wier diventava così sempre più un effetto della morte, e non soltanto tra le persone, ma anche per Wier stesso, che ora si stava preoccupando del fatto che le persone che lo abitavano cominciavano a rispettarlo sempre
meno: stavano deturpando tutto il suo ambiente, con quegli elementi chimici che cospargevano dappertutto, con quei rifiuti che rivestivano sempre più i prati… E nel mare, l’acqua appariva sempre più nera e buia… “Che sta succedendo, che mi stanno facendo?” si chiedeva sempre più preoccupato Wier. Più il tempo passava, più il potere delle Tenebre gravava sul pianeta: il cuore dei suoi abitanti era sempre più cupo, e ogni essere vivente e ogni realtà venivano rivestiti dall’ombra di Brum. Gli altri pianeti dell’universo, volgendo lo sguardo a Wier, lo vedevano sempre meno distintamente: attorno ad esso si andava formando, sempre più denso, uno strato di lugubre foschia che non permetteva al pianeta di osservare attorno, né agli altri di poterlo osservare. Da lontano, Eril inviava inutilmente i suoi raggi, che si infrangevano contro quel muro impenetrabile che avvolgeva Wier. Il Signore della Luce cercava una soluzione, ma ogni via possibile appariva quasi impossibile ad attuarsi, a questo punto. Ogni tanto, dall’interno del pianeta, provenivano delle voci strazianti che indicavano che la vittoria di Brum si stava estendendo sempre più; lui, il Signore delle Tenebre, avvolgendo la sua vittima sempre più densamente, emanava, da quello che ormai considerava luogo del suo dominio, grida altissime di esultanza. Wier era ormai alle soglie della sua fine…e come poteva Eril non fare qualcosa? Per lui era impossibile avvicinarsi al pianeta: sarebbe stato fatale per Wier; e poi, anche potendo farlo… No, doveva proprio essere il pianeta a reagire a quella situazione, salvando se stesso: solo Wier poteva fare qualcosa,sì. Ma forse, ora il pianeta non sapeva da dove cominciare per tentare una soluzione; forse disperava, come tutti i suoi simili, di potersi salvare! Eril allora fece l’ultimo tentativo…O così, ora, o mai più! Convocò a sé tutti i pianeti
e gli astri dell’universo e disse loro che c’era ancora forse una possibilità, ma occorreva un volontario, che avrebbe rischiato anche la propria vita, per salvare Wier e tutti gli altri: c’era da andare laggiù a portare la possibile soluzione, entrando nel regno della tenebra. Chi si sarebbe offerto per una simile missione? Si fece avanti Vlik, una piccola stella: “Ci vado io, Signore”. Eril e tutti gli altri rimasero un poco pensosi, poi annuirono: a questo punto, occorreva proprio rischiare, non si poteva né attendere, né rifiutare che quel volontario si esponesse. Tutti si congratularono con Vlik per il suo coraggio; poi, la piccola stella si recò da Eril, per ricevere i dettagli del suo mandato, mentre tutti gli altri si congedarono e tornarono al loro posto. Con il messaggio vitale, Vlik cominciò ad entrare in quell’atmosfera mortale che avvolgeva Wier e che ora rischiava di essere, anche per la piccola stella, una trappola assassina. Vlik si trovò così a vagare per un po’ in quella densità che la soffocava sempre più e non le permetteva di vedere altro che la sua piccola luce, sempre più indistinta…Poi, stordita e intossicata, la piccola stella precipitò giù… Quando si riprese, si accorse, tastando qua e là nel buio, di essere finita fra i resti di alcuni alberi che, con le loro
foglie secche, avevano attutito la sua caduta; più in là, inciampò prima nelle carcasse di alcuni animali, e poi anche nello scheletro di quello che doveva essere stato uno degli abitanti. Vlik cominciò a sentire i brividi scorrerle dentro, intuì che quel buio stava entrando anche in lei. Si osservò e vide la sua luce sempre più debole. Allora chiamò con tutta la voce: “Wier!…Wier!…Rispondi!”. Si mise in ascolto e sentì il freddo che penetrava dentro di lei, sempre più densamente; richiamò, invocando: “Wier!”. “…Sì…sì…ti sento…che vuoi?” rispose debolmente la voce del pianeta. “Sono la stella Vlik – rispose lei riprendendosi – sono qui per aiutarti, mi manda Eril!”. “Troppo tardi…troppo tardi…- riprese fiaccamente la
voce di Wier – Avrei dovuto pensarci prima… Ora, tutto sta ormai morendo…anch’io”. “No, affatto! C’è ancora speranza, se tu vuoi; c’è ancora la possibilità di salvezza, per te e per noi!” affermò Vlik rischiarandosi. “Che dici? Guardati attorno: non vedrai altro che buio. Il potere della tenebra qui sta ormai dominando dappertutto. E più in là, dove rimane ancora un poco di vita, fra poco tempo sarà tutto morto. Come potremmo evitare ciò, a questo punto?” chiese poco interessato Wier. “Noi non abbiamo potuto fare molto finora per aiutarti – disse Vlik mentre si infilava in una buca del terreno per ripararsi da quel freddo agghiacciante – ma ora puoi fare molto tu, te lo manda a dire Eril”. “E come?…” chiese con più interesse Wier. "Eril dice che tu hai qualcosa di lui dentro di te. Al centro di te, Wier, c’è un po’ della sua potenza, quella che lui ti ha dato quando ti ha creato. Quella potenza che ora, qui fuori, sta svanendo, ma che dentro, nel profondo di te, esiste ancora. E ne puoi disporre, ora, per scacciare via da te tutta questa orribile tenebra che ti ricopre. Questo è il consiglio che ti manda Eril” concluse Vlik accomodandosi alla meglio nella buca. Wier rimase un poco in silenzio, poi osservò: “Ma quella potenza che ho in me, buttata fuori, rischierebbe anche di distruggere ciò che ancora rimane in vita… Sei sicura che questa è l’unica soluzione?”. “Eril dice che è l’unica. E anche se il rischio di distruggere ciò che rimane c’è, l’esito sarà sicuramente la vita, per te, per noi, per questo ambiente. E, anche se tu decidessi di non intervenire con la tua potenza, esso sarebbe distrutto ugualmente dal potere delle tenebre” spiegò Vlik, e si scrollò di dosso i resti delle foglie morte, mentre la sua luce, propagandosi all’interno della buca, le permetteva di sentire un po’ di calore. Trascorsero alcuni istanti di silenzio, poi… Fu come un pesante tonfo, quello che riecheggiò rompendo il silenzio: Brum si era fatto sentire con la sua mortale presenza, e ora aveva chiuso la piccola stella in quella buca che era destinata, con quella pesante cappa sopra di essa costituita dal peso delle Tenebre, a essere la tomba di Vlik. La piccola stella, sentendosi soffocare e venir meno, tentò di richiamare l’attenzione del pianeta: “Wier… Wier!… Salvaci!… Deciditi!… Non attendere ancora! Non lasciarci morire!… Il consiglio di Eril!”. Brum, da sopra, faceva riecheggiare le sue tremende e agghiaccianti macabre risate, mentre il peso del buio e del freddo tentava di spegnere la voce e la luce della stella. Wier doveva decidersi… Non c’era più tempo per rimandare, a questo punto: o mettere in pratica il consiglio di Eril, o rischiare di far finire il tutto nel potere del Signore delle Tenebre… Esitò
ancora alcuni istanti… Come poter esalare quella potenza senza che vi fosse alcun danno? Sarebbe stato pur sempre un male e un rischio… Ma non ebbe più tempo per pensare, perché sentì Vlik vibrare di paura su di sé… E prese la decisione: “Sì!”. Dal centro del pianeta partì la forza della salvezza, che uscì dalle grotte, dai vulcani, da ogni cavità del suolo, investendo con intensità la tenebra che stava per opprimere Vlik, e scagliandola all’infinito; un intenso raggio di luce invase l’atmosfera mortale che cingeva Wier, sfondandola e facendola risucchiare nell’universo, dove si andò a perdere. Da ogni cavità del pianeta si effuse con abbondanza la luce e il calore, bruciando e distruggendo ciò che ancora rimaneva intaccato dalle tenebre. Brum si gettò tra gli abitanti che si trovavano immersi nella sua tenebra, per trovare rifugio, ma una lava splendente e luminosissima si
riversò su di essi. Brum riuscì a fuggire, e si rifugiò lontano, mentre tutto ciò che rimaneva di lui sul pianeta Wier scompariva, lasciando posto soltanto alle realtà rivestite dalla luce emanata dal centro. Vlik, sommersa nella buca dalla luce e dal calore vitale, riprese a respirare e si alzò verso l’alto, contemplando quella risurrezione, mentre il pianeta, estasiato da quello scenario, esclamava con meraviglia: “Ohh!…”. Eril e tutti gli astri dell’universo volsero lo sguardo pieno di intensa meraviglia laggiù, e si avvicinarono per constatare: sì, era proprio Wier che era riuscita a salvarsi e aveva dato la possibilità di sconfiggere, ora, il potere del Signore delle Tenebre. Wier sentì di nuovo su di sé i raggi vitali di Eril, e fu come il risveglio di ogni cosa sul pianeta: gli alberi si rilanciarono verso l’alto, mentre gli esseri viventi ripresero a correre e a vociare, proprio come un tempo, quando tutto era felice. Ora, in più, quell’esperienza aveva accresciuto la luce e la forza di Wier e di tutto quell’universo,
che ora, richiamato dalla gioiosa e lucentissima luce di Vlik, la piccola stella, festeggiava nello splendore e nella gioia quell’evento stupendo e quasi incredibile. Eril, sorridendo, stese un immenso e caloroso abbraccio a tutti, emanando i suoi raggi, che raggiunsero ognuno dei presenti. In un modo eccezionale, però, li accolse Wier, fin nel suo profondo, in quel centro che aveva rischiato di morire sotto il dominio del Signore delle Tenebre, e che ora invece, grazie anche all’intervento di Vlik, si riempiva di nuovo, sempre più intensamente, facendo trasparire il sorriso di Eril, il Signore della Luce. “Grazie, Vlik!” disse il pianeta riconoscente, volgendosi alla piccola stella, mentre si lasciava invadere dai raggi
di Eril. “Grazie a te, Wier” rispose Vlik illuminata da quella gioia.